venerdì 25 dicembre 2009

Doping. Affaire Astana al Tour 2009. Le verità di Rebellin. Il ritorno di Moreni al ciclismo

Ho aspettato proprio oggi per parlare di doping. Si, esattamente a Natale, giorno in cui nessuno ha voglia di sentire qualcosa di sgradito o di sgradevole. Ma siccome questa piaga è presente e ancora diffusa nel nostro ciclismo, checché ne dicano gli addetti ai lavori che siamo così vicini ad aver risolto il problema alla radice. Non scherziamo. Non dico che sia impossibile farlo, ma sicuramente non così. Ma niente disfattismi, mi voglio limitare alla pura e semplice cronaca dei fatti successi in neanche una settimana.

L'Astana sotto inchiesta per trasfusioni illegali
Se ne era parlato qualche tempo fa di un'inchiesta, aperta da un pubblico ministero di Parigi, sul sospetto di qualche violazione in materia di doping dell'Astana. Ed è notizia di ieri che, secondo il quotidiano Le Monde, l'ufficio centrale contro i danni ambientali e la pubblica salute (OCLAESP) ha focalizzato la sua inchiesta sull'Astana non avendo trovato prove a carico degli altri team.
L'inchiesta, partita in ottobre, si basa sul ritrovamento di materiale usato per delle trasfusioni che sono vietate dal regolamento antidoping.
Sempre secondo Le Monde, le analisi sui rifiuti medici hanno rivelato la presenza di polipeptidi e medicine anti-ipertensione. L'analisi del DNA sul materiale ritrovato ha rivelato la presenza di sette diverse impronte di DNA, ma non è stato fatto nessun collegamento al DNA di alcun corridore.

La verità di Davide Rebellin sulla sua positività
Davide Rebellin, pluridecorato corridore italiano, tra due mesi verrà giudicato dal Tas di Losanna, il tribunale arbitrale sportivo, per la sua positività al CERA durante le Olimpiadi di Pechino, dove aveva vinto l'argento nella prova in linea.
E, in un'intervista alla Gazzetta, ha voluto parlare di questa faccenda, dopo quasi 8 mesi dall'annuncio della positività.
Nell'intervista, Rebellin dichiara di non aver mai preso il CERA, e che qualcosa di strano è accaduto durante questa vicenda. Nel verbale del Cio consegnato durante l'istruttoria, i campioni del suo sangue risultano prelevati in data imprecisata e solo il 17 novembre viene indicata come data il 5 agosto, mentre tutti pensavano che la data incriminata fosse il 9, terzo controllo dopo quello dell'8 agosto. Un'altra anomalia evidenziata dal corridore è il fatto che vengono attribuiti a lui sette campioni ma i controlli sono stati solo 3.
Le altre anomalie evidenziate da Rebellin sono la mancanza di alcuni documenti relativi ai campioni, chi li abbia aperti e richiusi ma soprattutto che il metodo anti-Cera non era ancora stato validato dalla Wada e poteva portare a falsi positivi e l'accreditamento del laboratorio di Parigi per questo metodo è posteriore ai suoi test.

Christian Moreni vuole tornare a correre
Il corridore italiano Christian Moreni ha parlato sul suo desiderio di ritornare a correre, dopo aver pagato per i suoi errori e nonostante l'aria di indifferenza che si respira sul suo ritorno.
Moreni è stato squalificato dal Tour de France 2007 dopo una positività al testosterone, ammessa dallo stesso corridore. Sospeso per due anni, ha pagato un anno di stipendio per aver firmato un accordo per poter partecipare al Tour. A Luglio di quest'anno la squalifica è scaduta e, nel mese di Ottobre, si è accordato con l'UCI per pagare quanto dovuto. L'unico corridore di quelli squalificati al Tour di quell'anno ad aver accettato squalifica e risarcimento senza fiatare.
Ora, vorrebbe tornare a correre, ma a 37 anni e con la reputazione non immacolata, è difficile che qualcuno gli dia un'altra possibilità.
"Quelli che hanno osato più di me con il doping stanno correndo e con molti più onoro. Evidentemente c'è molta ipocrisia. Ho sbagliato, ho pagato con la squalifica e mettendo mano al portafoglio. Vorrei soltanto avere un'altra possibilità di dare qualcosa ancora al ciclismo e ritirarmi." ha dichiarato Moreni.

Tre casi molto diversi tra loro, ma con lo stesso fattor comune: il senso di torbido e di marcio che si respira. La lotta al doping è un affare molto duro, delicato e importante, e andrebbe affrontato con competenza e passione. Ma quello che traspare è che si getta l'amo e si aspetti che il pesce abbocchi, di qualsiasi tipo sia, colpevole o innocente, e lasciando tranquilli tutti gli altri.
La speranza è di avere, prima o poi, un fronte comune per la lotta al doping, unito e forte, nel rispetto degli atleti prima di tutto, e degli spettatori.
Utopia? Credo proprio di si.

fonti: cyclingnews.com, gazzetta.it